In questa particolare situazione di “silenzio” la sua attenzione è impegnata nella ricerca di qualsiasi rumore residuo.
D’altra parte sembra una caratteristica intrinseca del cervello, per cui anche nei momenti di “silenzio” risulta in qualche modo impegnato ad attendere o a immaginare dei suoni.
L’eccessivo silenzio a cui, chiaramente, non si è abituati finisce col disorientare è come il silenzio di una notte estiva in assenza di vento che è in grado di avvolgerci totalmente ma anche di smarrirci.

Di sicuro è una sensazione strana e inizialmente, forse, un po’ angosciante.
Bisogna imparare gradatamente ad accogliere quel “vuoto” e a sondarlo per poterlo fare proprio. Ecco che, a quel punto, può succedere qualcosa di davvero imprevisto, ovvero quel silenzio totale viene incredibilmente abitato da suoni più o meno reali.

Sono appunto “i rumori del silenzio”, quelli immaginari sommati a quelli prodotti dal nostro corpo, e che meritano di essere ascoltati perché questo ci consente di penetrare il buio del nostro inconscio procurandoci un profondo benessere e un’inaspettata serenità.

Il silenzio è, insomma, uno “spazio” rumoroso, assordante, frastornante oppure dolce, musicale e decisamente gradevole a seconda del nostro stato d’animo e del nostro modo di essere. Anche il silenzio infatti ha su tutti noi effetti diversi e sentirlo fastidioso o gradevole dipende solo dalla nostra forma mentis.


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